Sono nuovo qui e quindi vedo solo adesso questo thread su Giovanni Allevi. Concordo in pieno con Luca Calabrese (ciao Luca ti trovo anche qui eh! E' un posto per "sfegatati" della tromba questo posto? Molto interessante e costruttivo comunque.
Date un'occhiata a cosa ne pensa Uto Ughi. Naturalmente sottoscrivo ogni parola del grande violinista. Ha avuto il coraggio di stroncarlo. L'articolo è apparso pochi giorni fa sulla Stampa di Torino.
Lo posto qui sotto.
Un saluto a tutti
Mario
LA STAMPA - 24/12/2008 (8:35) - UTO UGHI
"Il successo di Allevi? Mi offende"
«Presuntuoso e mai originale»
SANDRO CAPPELLETTO
Che spettacolo desolante! Vedere le massime autorità dello Stato
osannare questo modestissimo musicista. Il più ridicolo era
l'onorevole Fini, mancava poco si buttasse in ginocchio davanti al
divo». Uto Ughi non ha troppo apprezzato il concerto natalizio
promosso dal Senato della Repubblica che ha avuto come protagonista il
pianista Giovanni Allevi. Il nostro violinista lo ha ascoltato - «fino
alla fine, incredulo» - dalla sua casa di Busto Arsizio e ne è rimasto
«offeso come musicista. Pianista? Ma lui si crede anche compositore,
filosofo, poeta, scrittore. La cosa che più mi dà fastidio è
l'investimento mediatico che è stato fatto su un interprete mai
originale e privo del tutto di umiltà. Il suo successo è il termometro
perfetto della situazione del Nostro Paese: prevalgono sempre le
apparenze».
Che cosa più la infastidisce di Allevi: la sua musica, le sue
parole? «Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia
di risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la
presunta originalità dell'interprete. Se cita dei grandi pianisti del
passato, lo fa per rimarcare che a differenza di loro lui è "anche" un
compositore. Così offende le interpretazioni davvero grandi: lui è un
nano in confronto a Horowitz, a Rubinstein. Ma anche rispetto a
Modugno e a Mina. Questo deve essere chiaro».
Come definire la sua musica? «Un collage furbescamente messo insieme.
Nulla di nuovo. Il suo successo è una conseguenza del trionfo del
relativismo: la scienza del nulla, come ha scritto Claudio Magris. Ma
non bisogna stancarsi di ricordare che Beethoven non è Zucchero e
Zucchero non è Beethoven. Ma Zucchero ha una personalità molto più
riconoscibile di quella di Allevi».
C'è più dolore che rabbia nelle sue parole. «Mi fa molto male questo
inquinamento della verità e del gusto. Trovo colpevole che le
istituzioni dello Stato avvalorino un simile equivoco. Evidentemente i
consulenti musicali del Senato della Repubblica sono persone di poco
spessore. Tutto torna: è anche la modestia artistica e culturale di
chi dirige alcuni dei nostri teatri d'opera, delle nostre associazioni
musicali e di spettacolo a consentire lo spaventoso taglio alla
cultura contenuto negli ultimi provvedimenti del governo.
Interlocutori deboli rendono possibile ogni scempio, hanno armi
spuntate per fronteggiarlo».
Che opinione ha di Allevi come esecutore? «In altri tempi non sarebbe
stato ammesso al Conservatorio».
Lui si ritiene un erede e un profondo innovatore della tradizione
classica. «Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo
classica, né con la vecchia né con la nuova. Questo è un equivoco
intollerabile. E perfino nel suo campo, ci sono pianisti, cantanti,
strumentisti, compositori assai più rilevanti di lui».
Però è un fenomeno mediatico e commerciale assai rilevante. «Si tratta
di un'esaltazione collettiva e parossistica dietro alla quale agisce
evidentemente un forte investimento di marketing. Mi sorprende che
giornali autorevoli gli concedano spazio, spesso in modo acritico.
Anche Andrea Bocelli ha un grande successo, ma non è mai presuntuoso
quando parla di sé. Da musicista, conosce i propri limiti».
Allevi è giovane. Non vuole offrirgli qualche consiglio? «Rifletta tre
volte prima di parlare. Sia umile e prudente. Ma forse non è neppure
il vero responsabile di quello che dice».
C'è un aspetto quasi messianico in alcune sue affermazioni, in questa
autoinvestitura riguardo al proprio ruolo per il futuro della
musica. «Lui si ritiene un profeta della nuova musica, parla come
davvero lo fosse. Nuova? Ma per piacere!».
Ma come interpretare questo suo oscuro annuncio: «La mia musica avrà
sulla musica classica lo stesso impatto che l'Islam sta avendo sulla
civiltà occidentale?» «Evidentemente pensa che vinceranno Allevi e
l'Islam. Vi prego, nessuno beva queste sciocchezze».