Ricordatevi sempre che quando un negoziante vende/rivende qualcosa, il problema non è soltanto l'IVA (22%), ma è anche che quel che il negoziante fattura va a finire nella sua cd. base imponibile ai fini delle imposte sui redditi (IRES 27,90% e IRAP 3,90%, più addizionali locali varie); è vero che la base imponibile viene diminuita dai costi di organizzazione (locali, dipendenti, contributi dei dipendenti, acquisto dei prodotti, luce, riscaldamento, ecc.), che quindi riducono le imposte sui redditi, ma è anche vero che il negoziante questi costi ... li deve pagare!
Insomma, il negoziante deve fare i conti da un lato coi propri costi e dall'altro con il suo "socio occulto", che è lo Stato.
Quindi non potrei automaticamente affermare che pagando l'usato meno del suo valore effettivo (ma qual'è poi?) e rivendendolo a di più (idem), il negoziante sta "ladrando"; anzi, ritengo che il più delle volte il punto sia che o il negoziante fa così, o smette di vendere perché fra costi e tasse finisce col non guadagnarci nulla.