Author Topic: Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no  (Read 11832 times)

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #30 on: November 14, 2014, 03:33:22 PM »
E comunque dire che quelli che suonano Monette hanno tutti la stessa impronta sonora è una bestialità. Potrei farti sentire due registrazioni di Giuffredi, e tu faticheresti non a dire che è la stessa tromba, ma che è lo stesso trombettista! Togliamoci dalla testa sta cosa che è la tromba che determina il suono di un trombettista, è falso!
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #31 on: November 14, 2014, 03:44:50 PM »
La tromba ed il bocchino incidono anche pesantemente nella performance del trombettista, ma il suono che ne verrà fuori sarà sempre più o meno quello che il musicista ha in testa!
Ci sono però degli estremi mi viene in mente per esempio SCHILKE vs MONETTE, con lo Schilke non avrai mai il suono Monette, e con il Monette non avrai mai il suono dello Schilke. Il Monette è comunque sempre morbidoso mentre lo Schilke ha un animo Metal!

Ps. Fresu non suona praticamente più la Tromba ma il flicorno con il bocchino da Tromba..., Bello comunque
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e quindi, Boh? La verità stà da un'altra parte!

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #32 on: November 14, 2014, 04:05:28 PM »
Allo stesso modo trovo paradossale che tu che mi parli della musica di cuore e della ricerca sul suono finisci per pensare che il suono di quei trombettisti dipendesse addirittura in maniera imprescindibile dall'uso di un bocchino piuttosto che di un altro?

Non ci siamo capiti -di nuovo- io sto dicendo esattamente l'opposto, cioè che proprio non ossessionandosi con un certo tipo di impostazione, equipaggiamento etc. ma usando solo quello che più gli piaceva hanno trovato il "loro" suono.
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #33 on: November 14, 2014, 04:07:17 PM »
E comunque dire che quelli che suonano Monette hanno tutti la stessa impronta sonora è una bestialità. Potrei farti sentire due registrazioni di Giuffredi

Be, se leggi bene ho anche scritto fenomeni a parte e Giuffredi credo proprio rientri in questa categoria. Poi mica ho detto che è brutto, banale o sgradevole avere il "suono Monette", anzi! Ma non è l'unico, non è la panacea per tutti gli aspiranti trombettisti.
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Offline Norman

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #34 on: November 14, 2014, 04:24:54 PM »
Be, se leggi bene ho anche scritto fenomeni a parte e Giuffredi credo proprio rientri in questa categoria. Poi mica ho detto che è brutto, banale o sgradevole avere il "suono Monette", anzi! Ma non è l'unico, non è la panacea per tutti gli aspiranti trombettisti.

Luigi, il punto è che il suono Monette non esiste!
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #35 on: November 14, 2014, 04:41:39 PM »
doh
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #36 on: November 14, 2014, 04:50:51 PM »
Altro elemento spesso trascurato, ma a cui ho accennato in una discussione tempo fa: ma voi che parlate del suono di Miles, di Dizzy, di Blue Mitchell... Ma siete proprio sicuri di averlo mai sentito? Io personalmente ho sentito il suono dei loro fonici di studio e di sala. Forse loro ci hanno messo becco sul suono, forse no, difficile dirlo. Quindi stiamo qui a farci una marea di pippe sul timbro di un suono che nessuno di noi ha mai sentito dal vivo? E diamo per scontato che quel suono sia "figlio" di un bocchino (scusate l'involontaria battuta pecoreccia...), quando invece nel suo albero genealogico prima del bocchino e della tromba vengono, oltre naturalmente al trombettista, un microfono, un equalizzatore e chissà quali altre diavolerie? Ma di che stiamo parlando? Avete una pallida idea di quanto più queste cose possano influire sul timbro di un suono rispetto ad un bocchino? Non vi viene in mente che il timbro in voga in quegli anni (o meglio, sui dischi di quegli anni...) sia prima di tutto figlio delle scelte a tavolino fatte in studio (a volte senza la collaborazione degli artisti), scelte che non necessariamente andavano nel senso della massima fedeltà all'originale? Anche per questo motivo, quanto è illusorio cercare quel suono nel bocchino? More food for thought...
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #37 on: November 14, 2014, 04:56:26 PM »
Vorrei proprio vedere quanti, da una registrazione, sarebbero capaci di distinguere, solo dal timbro (per esempio da una nota lunga) lo stesso trombettista che suona, con la stessa tromba, un Bach 3C Mount Vernon ed un Monette B4S. Forse si riuscirebbe a distinguerli dal vivo e da una frase articolata, ma da altre cose, non dal timbro. Forse.
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #38 on: November 14, 2014, 05:05:51 PM »
Quindi meglio prendersi un bel 3c Bach magari una bella copia Curry dei Mt Vernon e risparmiare i soldi del Monette? Scherzo ... ;D

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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #39 on: November 14, 2014, 05:08:34 PM »
mi inserisco a tromba nel discorso...
Norman, tu pensi quindi che in un qualche modo siamo vittime inconsapevoli della manipolazione "genetica" dei musicisti e del suono?
Se è così, in effetti si perde ogni riferimento alla ricerca dello stile perduto...
La domanda quindi sorge spontanea: quanto è attendibile una registrazione jazz storica e parallelamente come viene ricreato (e quindi valorizzato) un suono antico con strumenti d'epoca?

Certamente non sarebbero mai arrivati a questo,
https://www.youtube.com/watch?v=Am7emf7A5vs
che pur facendo sorridere è una estremizzazione odierna.
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #40 on: November 14, 2014, 05:11:30 PM »
...Anche per questo motivo, quanto è illusorio cercare quel suono nel bocchino? More food for thought...

Cercando di confutare quello che dico vai sempre più nella direzione in cui molti, credo, ci ritroviamo. Di cosa stiamo parlando? Mi sembrava di capire che suonare un Al Cass (per chi ci riesce) fosse diseducativo, sbagliato, portasse alla rovina e ad avere un brutto suono. Tipo Dizzy Gillespie. Questo è il fulcro e per me non è così, posto che un Al Cass non ci riesco a suonarlo e non mi piace.
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #41 on: November 14, 2014, 05:16:55 PM »
Cercando di confutare quello che dico vai sempre più nella direzione in cui molti, credo, ci ritroviamo. Di cosa stiamo parlando? Mi sembrava di capire che suonare un Al Cass (per chi ci riesce) fosse diseducativo, sbagliato, portasse alla rovina e ad avere un brutto suono. Tipo Dizzy Gillespie. Questo è il fulcro e per me non è così, posto che un Al Cass non ci riesco a suonarlo e non mi piace.

No dai, così banalizzi tutta la questione in maniera disarmante. E la distorci.
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #42 on: November 14, 2014, 05:19:52 PM »
Altro elemento spesso trascurato, ma a cui ho accennato in una discussione tempo fa: ma voi che parlate del suono di Miles, di Dizzy, di Blue Mitchell...

Si, dai, Dizzy dal vivo suonava (come timbro) come su disco, fatta eccezione per le dovute differenze di dinamica etc. (non sempre a favore del disco) e pure Miles & co. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarli può confermarlo. Piuttosto il dubbio potrebbe porsi su registrazioni moderne, all'epoca una buona registrazione era una registrazione fatta bene, non modificata digitalmente.
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« Reply #43 on: November 14, 2014, 05:20:38 PM »
No dai, così banalizzi tutta la questione in maniera disarmante. E la distorci.

Perché? Di cosa stiamo parlando, allora?
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Re:Jazz e tecnica, un rapporto difficile, ma anche no
« Reply #44 on: November 14, 2014, 05:38:33 PM »
mi inserisco a tromba nel discorso...
Norman, tu pensi quindi che in un qualche modo siamo vittime inconsapevoli della manipolazione "genetica" dei musicisti e del suono?
Se è così, in effetti si perde ogni riferimento alla ricerca dello stile perduto...
La domanda quindi sorge spontanea: quanto è attendibile una registrazione jazz storica e parallelamente come viene ricreato (e quindi valorizzato) un suono antico con strumenti d'epoca?

Certamente non sarebbero mai arrivati a questo,
https://www.youtube.com/watch?v=Am7emf7A5vs
che pur facendo sorridere è una estremizzazione odierna.

Ecco, questo è un argomento molto, molto interessante. Anni fa un amico mi ha fatto sentire un CD con musica dell'antica Grecia (due palle...), ed io mi sono domandato come diavolo abbiano potuto ricostruire in maniera filologicamente corretta il suono e l'estetica di una musica così antica. Di certo ci sono alle spalle delle indagini storiche sui documenti dell'epoca, sui reperti di strumenti ritrovati, disegni e via dicendo.

Lo stesso vale per tutta la musica del passato.

Ora, non voglio dire che l'idea di suono che ci è stata tramandata dai dischi sia uno stravolgimento di quella reale, ma io penso che tutto sto parlare del timbro di questo o quel trombettista partendo dalle registrazioni andrebbe fatto con molta più cautela. Oggi poi non ne parliamo, con le tecnologie moderne si può addirittura correggere l'intonazione... Sui cantanti fanno cose incredibili. Comunque è normale che, in fase di registrazione, spesso si usano le possibilità tecnologiche per ottenere risultati in termini di suono non necessariamente fedeli all'acustico, e non per "ingannare" l'ascoltatore, ma banalmente per cercare effetti particolari. Che i grandi produttori e tecnici del suono dell'età dell'oro del jazz abbiano avuto un ruolo determinante penso sia incontrovertibile, e se pensiamo che per la stragrande maggioranza di noi la conoscenza dei grandi del jazz dipende da quello che ci ha tramandato la discografia, è facile pensare che forse noi conosciamo solo una parte della storia, e l'altra la conosciamo solo per sentito dire, purtroppo. Per esempio i racconti sul suono di Freddie Hubbard dal vivo danno l'idea di qualcosa che nessuna registrazione è in grado di restituire.

Inoltre sono ormai convinto che anche la registrazione di più alta qualità possibile difficilmente può rendere pienamente la ricchezza di suono di un grande musicista dal vivo ed in acustico (perché il live amplificato già è tutto un altro discorso), e che più è bravo il musicista, maggiore è la "perdita" nella registrazione.

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