Che una musica sia suonata non significa che sia "viva" in senso creativo. La musica classica è suonata, per fortuna, ma non è più una musica creativamente attiva. Lo stesso, sostanzialmente, è successo al jazz, che dopo aver rivoluzionato per decenni la musica occidentale in una maniera che forse neanche Bach, ha perso il suo ruolo di avanguardia guida.
Secondo me quello che diceva Miles era vero, dopo il free il jazz aveva completamente perso contatto con la realtà, era diventato una musica autoreferenziale, completamente scollata dal tessuto sociale che l'aveva originato (ossia la comunità afroamericana nel suo complesso), senza per questo diventare espressione di nessuna altra comunità, se non il ristretto gruppo degli appassionati del genere. Il jazz che si suona oggi è l'eco di quello di 50 anni fa. Non è naturalmente un giudizio di valore, si fa anche oggi dell'ottima musica jazz, ma la spinta propulsiva si è esaurita.
Io penso che se Wynton Marsalis dovesse riuscire a ridare al jazz il suo ruolo di musica espressione della società afroamericana, ed ormai americana tout court, allora le cose potrebbero cambiare, ma razionalmente non posso che pensare che sia una lotta contro i mulini a vento, per tentare di far rivivere un passato che, appunto, è ormai passato. Di Marsalis apprezzo l'amore sconfinato per la tradizione jazzistica e per la sua trasmissione alle generazioni future, il suo rifiuto di considerare il jazz una cosa del passato, ma non comprendo la sua ostinazione nel non voler riconoscere il ruolo importante (al di là delle derive commerciali più estreme...) delle forme più recenti di musica nera, come il soul, il funk e l'hip hop.
Miles forse ha ecceduto nel senso opposto. E' vero che ha esplorato territori nuovi, ma forse, come si suol dire, ha buttato via il bambino insieme all'acqua sporca... Però, purtroppo, in gran parte aveva ragione, il jazz aveva detto tutto quello che aveva da dire, o quasi.