Poi attenzione che il giudizio di Miles su Armstrong di cui si parla non era certo un giudizio artistico. Dal punto di vista artistico (ed umano) Miles ha sempre avuto grandissimo rispetto per Armstrong, e come lui tutti i jazzisti della sua generazione e successivi che hanno espresso critiche simili, critiche che riguardavano l'atteggiamento verso la questione razziale, e che erano profondamente viziati dall'aspetto generazionale. Miles e gli altri hanno vissuto in pieno l'epoca dell'emancipazione, in cui i neri hanno avuto la forza, ma soprattutto la possibilità, di alzare la testa e cominciare la lotta per la piena acquisizione dei diritti civili. Armstrong invece apparteneva ad una generazione che la possibilità di ribellarsi non l'aveva neanche dipinta, lui nacque e crebbe in uno Stato fortemente segregazionista, uno di quei posti in cui bastava uno sguardo di troppo alla persona sbagliata per lasciarci la pelle senza che nessuno potesse farci nulla, e senza che gli assassini fossero perseguiti seriamente, ed a volte perseguiti tout court... Tanti, e sono convinto anche Miles, col tempo capirono che Armstrong, a suo modo, la sua battaglia l'aveva combattuta, per quanto possibile, e nella sua epoca anche solo rivendicare uno spazio ed una visibilità era per un nero una grande vittoria.
Ma ripeto, leggendo le biografie di tutti i grandi jazzisti dell'era be-bop e successivi, per la musica di Armstrong ho trovato solo enorme rispetto ed ammirazione. Era ed è l'origine di tutto, è innegabile.
Quanto alla "morte" del jazz, vorrei chiarire che per me la musica è cultura, e la cultura è espressione dell'identità di un gruppo di persone. Una musica è viva quando è sincera espressione di questa identità culturale. Il problema del jazz è che ad un certo punto, e per diversi motivi, ha perso questo legame con la comunità che lo aveva generato, senza per questo acquisirne un'altra. E' diventato ad un certo punto una musica per pochissimi eletti, che ha anche avuto una fase fertile come musica di ricerca e di avanguardia, col free, ma esaurita questa fase, purtroppo, si è divisa in mille rivoli, nessuno dei quali è veramente diventato rilevante. Il mondo intanto abbracciava altre rivoluzioni musicali, quella del rock, del funk, e poi quella dell'hip hop e dell'elettronica. Domani chissà cos'altro ci aspetterà... Ma lungi da me dal voler sminuire il valore del jazz. E' solo che è un dato di fatto che ha avuto una parabola, appunto iniziata con Armstrong, Jelly Roll e compagnia bella, durata per tanti decenni, e finita quando il mondo, appunto, ha voltato pagina.