In realtà BAM è più una corrente di pensiero che strettamente musicale.
Tende a rivendicare la negritudine della musica di matrice afroamericana in generale.
Non solo jazz, quindi, ma anche blues, soul, R&B, funky, hip hop.
Ovviamente il concetto si estende a diversi generi musicali ma allo stesso tempo limita il campo a quella che, secondo Payton, rappresenta la "vera" natura afroamericana (e nera) di questi generi, contestando apertamente il "saccheggio" che "i bianchi" hanno fatto di questa musica, assumendone in certi casi la paternità.
Non colpisce i musicisti (bianchi) né la loro indubbia capacità, ma si duole che in USA venga indicata la paternità bianca di musiche o generi in realtà originariamente neri (Satchmo/Bix, Miles/Chet, Whiteman/Duke o Basie, Elvis/Brown, ecc.).
La posizione di Payton (e di #BAM) non è razzista (contro i bianchi), bensì tende a "dare a Cesare quel che è (innegabilmente) di Cesare".
Ovviamente, molta stampa tende ad eticchettare BAM negativamente, perché intravede quelle "alzate di testa" che hanno condotto a molti sfoghi razziali negli USA contro leader neri (Malcom X, Martin L.K., ecc.).
Non è nemmeno che sostiene che la musica afroamericana può essere suonata solo dai neri (tant'é vero che, nel suo trio, ci milita il drummer bianco Bill Stewart); mira semplicemente ad identificare la natura e la genesi, con relativo patentino di paternità, della musica BLACK.
Vi è un bel libro da leggere, se hai voglia di analizzare il Payton pensiero, che mi sembra Eugeniovi abbia anche recensito e consigliato (o sconsigliato?)...